Evviva!Evviva!Evviva

Finalmente è fatta: il giorno 12 del mese di marzo del 2003 il nostro governo ha decisamente dato un grosso contributo al cambiamento della scuola italiana; il Senato ha approvato con 146 voti a favore, 101 contrari e due astenuti(bisognerebbe sapere perché due senatori della Repubblica non esprimono il loro parere su un problema di così grande importanza) la riforma dell'onorevole Brichetto, conosciuta ai più come Moratti. La maggioranza ha espresso il suo gaudio e ha paragonato il ministro a Giovanni gentile, il filosofo che licenziò la sua nel lontano 1923.

E' pur vero che dopo tante leggi e leggine questa riforma mette le mani su tutta l'organizzazione scolastica, ma qualche dubbio rimane e non sono delle piccole perplessità sono dei veri, angosciosi "patemi d'animo" circa la direzione che la scuola italiana prenderà. Certo ci vorranno ancora due anni perché vengano emessi i decreti attuativi, poi bisognerà trovare anche i finanziamenti(chissà a quali miracoli sarà chiamato Tremonti), non si conosce ancora la fine degli insegnanti e la consulta regionale per l'handicap ha già dato segni di preoccupazione, ma noi tutti respiriamo quest'aria di grande cambiamento e giubilo e non ci facciamo prendere dallo sgomento. In fondo, il nodo principale della riforma sta "solo" nella decisione di aprire un nuovo canale di studio, di tipo professionale, al quale dovrebbero accedere quei ragazzi che non vogliono o non possono accedere a quegli otto licei che la riforma ha costituito.

Questa scelta dovrà avvenire ad un'età quanto mai precoce, tredici, quattordici anni(molti educatori sostenevano che i quindici anni indicati da un provvedimento di Berlinguer dovevano essere spostati ancora più avanti) e sarà una scelta gravosa che andrà a pesare ovviamente sul destino dei nostri futuri adolescenti. A quattordici anni dovranno essere in grado di scegliere, anzi saranno obbligati a scegliere la strada liceale o quella professionale che condurrà, o dovrebbe condurre, a sbocchi professionali più o meno gratificanti.

Noi siamo sempre molto ottimisti e aspettiamo con trepidazione i contenuti di questo secondo canale, ma abbiamo la sensazione che questo possa diventare(vista l'alternarsi di scuola-lavoro) una sorta di apprendistato sotto o nulla pagato.

Sarà che non siamo giovanissimi e che abbiamo nei nostri ricordi un prete, tale Don Lorenzo Milani, che a Barbiana ha lavorato tanto perché i figli dei contadini avessero accesso ad un'istruzione egualitaria ai più fortunati, oggi forse non ci sono più i figli di contadini, ma ci sono bambini estrapolati dal loro paese d'origine e portati qui a confrontarsi ogni giorno con usi, costumi, abitudini; con una cultura diversa da quella dei loro genitori con la quale devono, per vivere, e non sopravvivere, entrare in sintonia. E quale realtà, se non la scuola, può diventare il luogo dove si mettono a confronto opinioni culturali differenti e ci si fa carico di conoscere, capire chi siamo e chi sono "gli altri".

Ma poi dove sarà mai il problema? In fondo questo governo è talmente attento ai problemi della scuola che ha deciso di porre l'attenzione anche alla scuola privata, elargendo somme notevoli, anche sotto forma di sgravio fiscale, ha deciso di far entrare l'inglese addirittura dalla prima elementare (quasi tutte le scuole, almeno sul nostro territorio regionale, lo hanno già dalla scuola materna) si lavorerà al computer (il ministro ha garantito già dalle elementari) con che soldi le scuole li compreranno è un piccolissimo e trascurabile particolare; si è reintrodotto il grande e fantastico voto di condotta, ma si potrà bocciare solo alla fine dei "periodi didattici" in pratica ogni due anni, e per finire è previsto un nucleo valutativo che dovrà verificare la qualità dell'insegnamento, nel vecchio mondo egizio gli scribi si chiedevano: chi controllerà i controllori?

Serenella Battaglia